giovedì 28 febbraio 2013

I miei capelli profumano di miele

Evviva. Sono ancora qui. Le tre di notte e la testa piena di roba.
Oggi ho lavato i capelli con dei prodotti nuovi, e profumavano di miele e camomilla e yogurt.
Mi sono lanciata da sola in un progetto ambizioso ed impegnativo.
Sto conoscendo gente fantastica e piena di energia che, inevitabilmente, la trasferisce anche a me.
Ho perso una settimana di studio per non si sa quale motivo, a volte sono in bilico tra il dovere ed il piacere e guarda caso cado sempre dallo stesso lato comodo.
Ho voglia di cantate, tanta.
Ho tante cose da leggere e da imparare.
Mi limito, mi schiaccio.
Ma so di che sono capace e pianterò i miei piedi a terra senza nessuna intenzione di spostarmi.

Sono le tre e dodici di notte e la sveglia suona fra cinque ore.
Ma i miei capelli profumano ancora di cose dolci.

Ci sono cose da cui non si scappa, le strade che ci disegnamo addosso.
E così come si sbanda, si può tornare a marciare.
La meta è una. Chi si ferma è perduto.

martedì 19 febbraio 2013

Delirio notturno di un'insonne provvista di smartphone

Dovrei dormire ma non ho sonno.
Domani mi aspetta una valanga di informazioni da memorizzare e tanto caffè da prendere, visto che mi alzo fra cinque ore, anzi meno.
Poi non avevo mai scritto un post dal telefonino, che quando faccio 'ste cose innovative da brava ottantennedentro mi viene sempre da pensare a quanti passi in avanti abbia fatto la tecnologia in una manciata di attimi, che fino a quindici anni fa la gente ancora sapeva scrivere a penna.
La mia anima conservatrice mi spedisce alla ricerca di un colpevole per questa brutalizzazione della carta (stampata, straccia, da missive, da temi, pulita).

La colpa non è di nessuno, o forse è la nostra che ci piacerebbe tanto provare l'emozione di scrivere una lettera e di aspettare la risposta però continuiamo a mandare facce gialle sulle chat. (o a comprare gli eBooks invece di andare in libreria).
Ho sempre voluto un amico di penna: i protagonisti del mio corso triennale di Francese alle medie, François e Matteo, si erano incontrati perché erano due amici di penna, arricchendo di mille avventure avventurose le nostre lezioni per tre anni interi.

E niente, sto scrivendo un post su un blog da uno smartphone e sono le tre di notte e voglio un amico di penna.
Ma non avrei tempo per le lettere, quindi è stato bello finché è durato amico di penna ma davvero dobbiamo smetterla di scriverci, però se vuoi aggiungimi su Facebook.

venerdì 8 febbraio 2013

Quanto dura un anno?


Un anno fa, il 9 febbraio scorso, mentre tutta l'Italia era ricoperta dalla neve, io ho perso la mia nonnina. Questo e' l'articolo che ho scritto per il nostro giornale subito dopo la sua morte. Ci tengo tanto a pubblicarlo qui, perché questo blog in fondo è legato indissolubilmente a lei ed è nato nove mesi esatti dopo quel giorno, come ho spiegato nel primo post. La ragione per cui pubblico lo stesso articolo dell'anno scorso e' che questo tempo, questo anno, non ha cambiato le cose: sono allo stesso punto dell'anno scorso. Con la stessa consapevolezza. Quello che provo sempre, quando penso a mia nonna, sono due sensazioni antitetiche e dissonanti: a volte mi sembra che lei se ne sia andata un attimo prima, solo un istante fa. Altre volte, invece, è come se l'avessimo persa da un tempo lontanissimo, un'eternità inquantificabile, anche se so che poi, a somme tirate, non cambia molto. L'aria che si respira è diversa, ma non abbastanza da farci sentire totalmente la sua mancanza: credo di aver capito che lo stratagemma sia continuare a camminare sui passi di chi ci ha lasciato. Così, da non sentirci mai davvero lontani. Tyler Durden diceva "Devi avere coscienza, non paura". Io dico che la strada è ancora lunga, forse devo ancora capire da che parte sta. 


Avrei voluto scrivere questo articolo ad una nonnina vecchina e ormai canuta, e avrei voluto affrontare la sua perdita da adulta, dopo averle regalato altre gioie e altre mille preoccupazioni, invece mi ritrovo a cercare le parole appena maggiorenne, vittima dell'imprevedibilità degli eventi, teoricamente immersa nella preparazione di una maturità che non è né la scuola né lo studio a darmi. La maturità me la dà una mattina innevata in cui mi svegliano e mi dicono che la nonna che mi ha cresciuto, mi ha accudito, mi ha ascoltato, sostenuto, sopportato, la nonna da cui correvo a raccontare le cotte per i bambini, la nonna che ha scandito ogni tappa della mia vita, se n'è andata all'improvviso.

La mia nonnina che era un leone, che trainava tutti gli anziani e i giovani e gli adulti della famiglia, che mai si è tirata indietro qualsiasi cosa ci fosse da fare, quella con cui mi accanivo per spiegarle come funzionava la televisione nuova e tutti i canali inutili che c'erano, quella a cui non chiedevamo mai come stava perchè lei stava sempre bene.

Nonna, mamma, moglie, zia, sorella, suocera, cognata, amica Iolanda era la persona che tutti cercavamo quando c'era bisogno, quella che accoglieva tutti con un sorriso e quella che si trasformava in ragazzina spericolata, bambina capricciosa, donna testarda e piena di desideri, giovane curiosa di capire la vita là fuori attraverso i suoi figli e i suoi nipoti.

E' troppo presto per fare delle stime, per iniziare a ricordare solo le cose belle. E' troppo presto, proprio come il modo in cui lei ci ha lasciato tutti qui, attoniti e pieni di domande da farle e di idee da proporle, con la sua presenza forte e ingombrante nelle nostre giornate piene di cose da fare, con la sua voglia di partecipare e di rendersi utile e di giocare, per quello che si poteva.

Il poeta latino Commodiano scrive che in tempo di morte, è tempo di credere alla vita, ed è quello che io voglio fare e che invito tutti voi a fare: ricordare la mia forte nonnina e ricordare sempre la sua grinta e la sua devozione all'impegno ma anche alla comodità, ricordare la sua testardaggine, le sue fissazioni, le sue sregolatezze. Ricordare come lei scivolava sulla vita comodamente seduta, come ogni montagna le sembrava una strada in discesa.

Ricordare come, per uno strano scherzo del destino, per un'ambulanza che si blocca a cinquanta metri da casa, la sua incontrollabile morte è finita su tutti i giornali ed il suo nome ripetuto da telegiornalisti e cronisti in cerca di una notizia anche dove non c'era.

Qui la notizia è che una colonna portante è crollata e ci ha trascinato tutti giù, dove finiscono le lacrime e il dispiacere, dove le parole non servono più, dove ti arrabbi perché non sei forte abbastanza per attutire il colpo, dove non accetti che stavolta il caso o il destino ti ha messo in mezzo, ma anche dove cominci a capire che piano piano tutti i ritmi riprendono, che le abitudini sono tali perché mutano, che la realtà è questa e anche se la prendiamo a pugni non cambierà.

So che non sarà facile adattarsi, so che ci saranno momenti in cui mi sentirò persa ed altri in cui dovrò pensare ad altro per non pensare alla mia nonnina, ma so anche che ci vorrà tanto tempo a sostituire la sua presenza in questa casa, con la sua assenza, i suoi esempi con le sue mancanze, i suoi consigli ed i suoi sorrisi con le stanze vuote e i piatti vuoti, perchè basterà ricordarmi di credere ed affidarmi alla vita, alla sua vita, quando il dolore sarà così indescrivibilmente forte.

domenica 3 febbraio 2013

Pillole #1

Vi è mai successo di avere l'occasione per prendervi la vostra rivincita?
Che arrivi una persona senza preavviso e ve la serva su un piatto d'oro zecchino?

C'è chi è furbo e coglie l'occasione al volo, sfoderando la sua vendetta ad effetto immediato.

I migliori però restano immobili ed indifferenti.
La correttezza e la pacatezza sono la vendetta più atroce di tutte.
Ed hanno un effetto a lungo termine, direi più o meno eterno.

Sono le carte vincenti; soprattutto quando le carte si scoprono.


Cinque anni dopo Lavilledieu aveva sette filande ed era diventato uno dei principali centri europei di bachicoltura e filatura della seta. Non era tutto proprietà di Baldabiou. Altri notabili e proprietari terrieri della zona l’avevano seguito in quella curiosa avventura imprenditoriale. A ciascuno, Baldabiou aveva svelato senza problemi i segreti del mestiere. Questo lo divertiva molto più che fare soldi a palate. Insegnare. E avere segreti da raccontare. Era fatto così.

sabato 2 febbraio 2013

PUTTIFERIO SU SLIDINGTHEORY!!

Ragazzi, scrivo questo post a quest'ora ma non posso aspettare domani mattina.
Pare che il famosissimo YouTuber Riccardo Petrillo, conosciuto come SLIDINGTHEORY, sia un venduto!!!

Dagli ultimi aggiornamenti però, sembra che in realtà la pietra dello scandalo provenga da una festa privata che si è svolta a Cambridge esattamente nove mesi fa a cui ha partecipato proprio Petrillo IN PERSONA!
Si aggira infatti in queste ore nei pressi di River Cam una diciassettenne di nome Pamela Tiffany Breckemjard (la J è muta): ha un pargolo tra le braccia con la Mark II al collo.
Sembra che non ci più siano dubbi: è nato il primo figlio di uno YouTuber!!!

Ora è chiaro perché su Twitter e Facebook i fan di Petrillo lo stiano accusando con tutta questa cattiveria.
Riccardo ha preferito non badare al neonato Sliderino e dedicarsi completamente ai Tutorial (realizzati per lui da poveri schiavi diciottenni torinesi)


SLIDINGTHEORY è un venduto, ormai non ci sono dubbi!
Ma tranquilli, fra poco trasmetterà direttamente dalla gattabuia!

ORA UNA CARRELLATA DELLE FOTO DELLO SCANDALO:


LA LOCANDINA (STRANAMENTE PROFETICA) DEL PARTY




SLIDERINO A 3 ORE DI VITA




IL MATRIMONIO RIPARATORE




LE PRIME COPERTINE 







LE OSPITATE NEI TALK SHOW PIU' FAMOSI



...MA LA COLPA, RICORDATELO, E' SEMPRE LA SUA






venerdì 1 febbraio 2013

POLITICA 2.0?

Eccone un'altra.
Dopo il finto telegiornale che ritraeva un'Italia nel baratro a cento giorni dalla vittoria di Berlusconi alle politiche del 24 e 25 febbraio prossimi, visibile sul sito YOUDEM.IT (qui il link) del Partito Democratico, ho appena scoperto il nuovo spot di SEL, Sinistra, Ecologia e Liberta di Nichi Vendola: Berlusconi a Porta a Porta definisce Fini e Casini le sue due più grandi delusioni ed i tre giudici di Masterchef lo cacciano.


Era di pochi giorni fa un servizio di un telegiornale, vero stavolta, che raccontava di come i politici e la politica si stiano rendendo sempre più social, partendo da Monti che sbarca su Twitter e apre l'Agenda Monti, a Grillo che ha organizzato persino le sue Parlamentarie online, giù fino a più o meno tutti i rappresentanti degli schieramenti politici attivissimi sul web. 

Quello che pare a me che mi ritengo non troppo preparata in argomento ma informata quanto basta per poter decidere a chi dare il mio voto, è che si stiano ripetendo gli stessi identici teatrini di sempre. Quando i miei mi chiedono per chi voterò, io rispondo sempre che sto aspettando di sentire o di leggere i programmi degli schieramenti. Non basta dire "IMU si", "IMU no". Non ci può bastare davvero sentire Berlusconi che gioca a nascondino e che prima si ritira e poi invece torna in campo, ma non da candidato premier, forse da ministro, ma non si sa, e nel frattempo fa una comparsata al giorno sui media a ripetere sempre le solite, quattro, cose. Non ci possono bastare due video idioti del Partito Democratico, perché questa non può essere davvero la campagna elettorale del Partito favorito per le prossime elezioni. 

Ciò che mi chiedo adesso che manca poco al 24 febbraio è se ci vanno davvero bene queste cose: siamo circondati da scontri mediatici, tweet contro tweet, blog contro agende, e l'unica risposta che mi viene è che è vero che i politici (o meglio, i loro staff) sono diventati social, tecnologici, all'avanguardia, ma si sono scordati di portare con sé, in questo mondo infiocchettato fatto di slogan a 140 caratteri, qualcosa che dovrebbe starci molto a cuore: la politica.




Io sono un po' stufa della demagogia, dell'oratoria spicciola. Ho diciannove anni e già mi parte l'embolo a sentir parlare i politici. Vorrei una classe dirigente seria e so che le prossime elezioni non si avvicineranno neanche lontanamente alla prospettiva di poter iniziare a risanare il nostro paese.

Però, quello che penso davvero, è che quelli lassù che tanto critichiamo, stanno lì a rappresentare noi, sono mille persone prese tra di noi, ed è inutile continuare a puntare loro il dito contro quando poi siamo noi italiani, in maggioranza (non in totalità) i primi nelle nostre case a vedere la politica come la poltrona, il posto sicuro, la sistemazione per la vita...riempiendo le orecchie dei giovani di luoghi comuni.

Io sarò un'illusa a tutti gli effetti ma ci credo che le cose cambieranno prima o poi, e mi batterò affinché questo possa succedere. Non sprecate il vostro voto. Andate a votare.