martedì 29 gennaio 2013

Perché amo YouTube #1

Mi capita spesso che la gente mi chieda perché passo così tanto tempo su YouTube, perché ci scrivo sopra una rubrica e intervisto persone perdendo tutto quel tempo, perché pubblico sempre "quei link che si chiamano PASSIONE YOUTUBE".
Potrei iniziare con un listone di motivazioni melancoliche e frasi piene di enfasi e trasporto,  . 
E INVECE NO.
Faccio parlare YouTube. 
Vi posto (solo) dieci video che apprezzo particolarmente, ognuno a suo modo. 
Non credo che questo post rimarrà unico nel suo genere: trovo che il mio blog sia un modo buono ed efficace per rispondere a chi si chiede che cosa ci troverò mai di tanto emozionante, irripetibile, utile, sensato, serio e pieno di valore dentro a YouTube.
Spero di strapparvi un sorriso, un'idea, una risposta.
(l'ordine dei video è puramente casuale)
(in corsivo, quello che trovo tutti i giorni io dentro YouTube)


Parodia dello SPOT di Chanel N°5 con Brad Pitt - FERRAFILM
Genio ed ironia. 


Cover acustica di Billie Jean - Christina Grimmie (quasi 2 mln di iscritti, tanto per dire) ed il suo amico Noah Guthrie. 
Opportunità di esprimersi, di interpretare, di farsi conoscere. Libertà. 



ATTO PRIMO della serie Born To Be Black dei sardi Andrea Kondra e Alessandro Fele (BornToBeBurned), con la partecipazione di molti altri YouTuber, automobili volanti, alieni, dinosauri.. 
(Guardate l'ATTO SECONDO)
Abilità, idee geniali, impegno, curiosità, voglia di fare e farcela.



 INTRODUCING AMELIE AMAYA: piccolo-grande progetto di nove mesi realizzato in stop-motion da due genitori molto molto social.
Bellezza.



YouTube è un mezzo strepitoso per la diffusione di messaggi sociali, campagne, spunti di riflessione per migliorare i nostri comportamenti sia dentro che fuori dal web. Questo video realizzato dalla THE CROWS ha un passaggio che mi ha sempre colpito molto e molto fatto ragionare.
Utilità sociale.



Fusione tra le travolgenti note di Ludovico Einaudi e la voce soave di Alessia Tondo, legati insieme dal dialetto salentino. 
Diffusione di contenuti, magia, arte a 360°.



WHITE, anime fatto "in casa" dalla talentuosa Gumitién, aka Angela Vianello. 
Costanza, passione, sacrifici, risultati.


PER SEMPRE INSIEME - Dolcissimo Tell Me A Story di RichardHTT di cui vi consiglio di vedere il BACKSTAGE. 
Lavoro duro e obiettivi.



ROBFORCHETTA e quello che pensa di YouTuber$ The Series. 
 YouTube non è quello che gli altri media ci vogliono far credere che sia. 
Sincerità, schiettezza, presa di posizione, affermazione.



#BYMYSIDE : Una delle migliori web series italiane.
Realizzata, in 9 giorni di riprese, da chi YouTube lo respira come un'opportunità imperdibile.
Contenuti, talento, capacità, professionalità.


mercoledì 23 gennaio 2013

Giri immensi e poi ritornano.

Questo blog è nato perché ad un certo punto dell'ultimo autunno ho scoperto di essere ancora viva.
Ne avevo avuto l'impressione ad aprile, quando lessi le prime pagine di "Così parlò Zarathustra" e sentii, complice una supplente piuttosto fantastica, un certo brusio sotto lo sterno, come se le radici millenarie immobili di una pianta maestosa si stessero, piano piano, risvegliando.
A quella professoressa ho detto grazie, perché avevo capito di non essere davvero tutta secca.

Ogni post di questo blog rappresenta un movimento impercettibile delle mie radici, che sono le stesse radici che si scatenavano quando avevo quindici anni e scrivevo i pezzi più belli della mia vita.
In quel periodo ero un'accanita abbonata e lettrice del settimanale Vanity Fair, in cui scriveva il da me fin troppo amato Gabriele Romagnoli. Ogni sua frase mi evocava dentro quel desiderio irrefrenabile di mettermi al computer e raccontare, anzi raccontarmi, agli altri: le radici si scatenavano e pubblicavo riflessioni filosofiche sui perché della vita e sull'importanza di dire sempre grazie.

Un giorno di due anni fa Gabriele scrisse il suo ultimo articolo per Vanity Fair, perché stava per diventare direttore del mensile GQ Italia. Siccome l'armadio in cui tuttora conservo meticolosamente tutte le copie del giornale era quasi pieno, siccome oramai non riuscivo più a finirne una che subito arrivava a casa quella successiva, e siccome il mio abbonamento stava per concludersi, decisi, soffrendo - solo chi legge Vanity Fair mi può capire - di non rinnovarlo più, ché tanto ormai Romagnoli se n'era andato e tutto avrebbe avuto meno senso.

Questo succedeva contemporaneamente al letargo della mia mente e della mia ispirazione, da cui mi risveglio solo ora. Due anni, passati tra i miei ultimi sforzi da liceale, da minorenne, da adolescente.
Poi, ad un certo punto dell'ultimo autunno ho scoperto di essere ancora viva.

L'ho scoperto quando ho iniziato ad essere risucchiata da YouTube e dalle persone che ho trovato lì dentro. Ho sentito il bisogno di parlarne, di coinvolgere chi come me fino a prima non aveva capito.
Così ho iniziato a collaborare con WhipArt.it e ho proposto Passione YouTube, su cui riverso la mia creatività razionale, o la mia razionalità creativa, che si voglia dire.
Ma mi serviva un posto su cui annotare il mio stato d'animo in continua evoluzione, per niente razionale, e questo è il posto giusto.
Sufficientemente intimo e sufficientemente pubblico.

Giovedì ho passato sette ore al Pronto Soccorso e ho comprato GQ per distrarmi.
Pagina 19, l'editoriale del direttore responsabile Gabriele Romagnoli.
Quanto mi mancava.
Quello che lui fa nei suoi articoli è tirare fuori la lezione di vita da ciò che vede e che vive tutti i giorni, riesce a farti conoscere la parte più nascosta di te spiegandoti che nell'estremo est ci sono agenzie che organizzano i tuoi - finti - funerali e ti infilano - davvero - dentro una bara, oppure ti parla dei suoi gatti e di come hanno scandito ogni tappa della sua vita, ignorando tutto il suo destino.
Una volta scrisse che, non so chi e non so quando, comunque qualcuno sopra di lui, aveva fatto notare che le uniche due cose di cui Gabriele scrivesse, fossero l'Amore e la Morte.
Stavolta, pagina 19, ha scritto che gli uomini credono nella sola religione della sopravvivenza; che vanno oltre gli amori e oltre le guerre (amore e morte), che cambiano le rotte della propria vita, le affrontano con passo diverso e credendo in cose diverse, ma, dopo tutto e tutti, essi restano sempre gli stessi esseri soli che sono sempre stati.
Le mie radici hanno gioito.

Bentornato, Gabriele.
Domani spedisco l'abbonamento.

venerdì 18 gennaio 2013

Infinita letizia della mente candida

La sera prima della Vigilia di Natale, a Maya scampati, ho visto "Eternal Sunshine of the Spotless Mind", pellicola dai mille volti (o forse uno solo?) che in italiano è stata tradotta suppongo da un bastardo in "Se mi lasci ti cancello", andando di diritto confinata (fino ad ora) in quel gruppo di commedie drammaromantiche - per me con poco sex appeal - in stile Julia Roberts che scappa dai mariti in sella ad un cavallo.
Se non lo avete visto, fatelo, anche perché non esiterò a spoilerare, vi ho avvertiti.

Il titolo, bellissimo anche già in inglese, proviene direttamente da una poesia, anzi da un testo di Sir Alexander Pope (sì, proprio quel A.Pope di Tom Hanks e il Codice da Vinci); versi che vengono citati direttamente da Kirsten Dunst (insieme ad una frase di Nietszche, momento di vero godimento) in un punto - secondo me - chiave del film e che avremmo riconosciuto, se quel mentecatto avesse distribuito il film con il titolo tradotto per bene, tutt'al più originale:

Com'è felice il destino dell'incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.

L'"infinita letizia della mente candida" ha risvegliato in me dei pensieri e delle domande che mi sono sempre posta e che non ho mai condiviso con nessuno.
Tutto è iniziato quando al Seattle Grace Hospital è arrivata "la Sconosciuta", ri-battezzata Ava: una donna che aveva perso completamente la memoria. Dopo mille peripezie e dopo essersi innamorata di Alex Karev, che ricambiava questo strano sentimento, spunta suo marito e se la riporta a casa: lei non lo ricorda, e ovviamente non riesce ad amarlo, ma a casa ci torna lo stesso.
La mia prima tesi è suffragata anche da Charles Bukowski, che nel suo "Musica per organi caldi" scrive:
L'amore è una forma di pregiudizio. Si ama quello di cui si ha bisogno, quello che ci far star bene, quello che ci fa comodo. Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.

Ma arrivo al punto e vi dico cosa mi passa da sempre in testa. Quello che mi chiedo è: se fossimo innamorati di qualcuno e poi perdessimo la memoria, mi rinnamoreremmo di quella persona, ne ameremmo le stesse cose che amavamo prima?

Non potevo darla vinta così facilmente a Bukowski, anche se penso che in fondo abbia ragione.
Non potevo perché per me l'amore è l'unica forza del mondo, è l'amor che vincit omnia, l'amor che move il sole e le altre stelle. E' un'illusione, okay, ma è l'amore inspiegabile che ci fa fare le pazzie e ci fa piangere e sperare come null'altro nell'universo.
E l'amore di cui parlo io è l'amore nel senso più generale, quello per un compagno, per un figlio, per un lavoro, per un paese, per una boy band, per la vita: qualsiasi amore, purché sia amore.
In questo senso qui, è l'amore per un/a compagno/a: poteva essere che il mitico amore invincibile venisse vinto così da un danno medico?
Se l'amore vero è incondizionato, non dovrebbe avere condizioni.
E questa è la mia seconda tesi.

Il fatto è che in questo film Joel e Clementine si conoscono ad una festa, si innamorano alla follia, stanno insieme tre anni, poi litigano alla follia e prima lei e poi lui si sottopongono ad un esperimento grazie al quale dimenticano tutti ma proprio tutti i ricordi legati all'altro. Joel, che si sottopone per ultimo al trattamento [offerto dalla Lacuna Inc., diretta dal Dottor Howard, in cui lavora anche Mary (Kirsten Dunst)], si sveglia nel suo letto, visibilmente strano, (il trattamento veniva fatto di notte, a casa del paziente), pensieroso, pieno di domande, ed invece di andare a lavoro prende inspiegabilmente un treno per Montauk, luogo dove aveva conosciuto Clem per la prima volta e dove quella mattina la rincontra, senza sapere chi fosse. Ne rimane totalmente affascinato e così, sembra, inizia una - nuova - relazione tra di loro.
Contemporaneamente, o meglio la sera prima, nella camera da letto di Joel durante la procedura, Mary confessa al suo capo Howard di essersi innamorata di lui, e alla fine scopre di esserlo già stata e di essersi voluta sottoporre anche lei al trattamento, dimenticando tutto.
(Chiedo scusa per questo semispoiler <3 )

Io lo so che questo è un film che in alcuni siti è bollato come fantascientifico.
E lo so che è un film e che la vita non è un film.
Ma restituisce la palla alla mia teoria. Sembra affermare una volta per tutte che c'è qualcosa di incondizionato che ci porta sempre e comunque e inspiegabilmente verso una persona e sempre verso di lei.
L'amore non sta alle condizioni, purché sia amore.
E quindi forse è vero che aveva ragione pure Bukowski, che ameremmo altre persone se solo le incontrassimo. Ma Joel incontra ancora Clem e Mary incontra ancora Howard e l'amore vince senza condizioni.
Quindi, probabilmente, con il beneficio del dubbio, l'amore non è un ricordo che perdiamo insieme alla memoria, bensì un'inclinazione, una strada segnata, un vortice che ci risucchia, un mistero inconsapevole, e quindi per altri mille anni mille ci rinnamoreremo e ci ritroveremo faccia a faccia ogni singolo momento.
Purché sia amore.


sabato 12 gennaio 2013

Cose dette ma in sordina.

Il problema di quelle come me è che i pensieri in testa non si fermano mai, che esplorano regioni vergini e calpestano ricordi e sensazioni e luoghi in cui si stava bene per poi tornare e dire "te l'avevo detto".
Il problema di quelle come me è che non sanno chiedere aiuto quando ne hanno bisogno, e se anche si convincono a farlo, lo chiedono sempre alle persone che gli causano dolore - perché i ricordi belli sono come le ferite - solo per illudersi di essere ancora lì.
Poi in realtà il problema di quelle proprio come me è che sentono il bisogno di scriverle certe cose e non tenersele per sé, scolpirsele a caratteri cubitali per non dimenticare mai di essere state bene qualche attimo fa.

mercoledì 9 gennaio 2013

Miracoli Homemade

Mi ricordo quando i miei genitori comprarono il computer fisso.
Avevo una decina di anni..quanti anni si hanno in quarta elementare?
Già di per se fu una rivoluzione, stampante nera, schermo nero, tastiera nera, anche se in fondo ci si faceva poco, noi che eravamo bambini veri: qualche disegno su Paint, avvincenti sfide con se stessi a campo minato,  qualcuno forse (non io) giocava con i primi videogiochi; io tutti i giorni cercavo le "notizie in più" per la mia maestra e le interrogazioni di storia e geografia su Encarta99 e Omnia.
Almeno un anno dopo venne il tecnico che piazzò il modem, quello rotondo e piatto di Alice, anche lui nero che faceva pendant, e mettemmo Internet, e ricordo bene quant'ero felice - piccoli geek crescono - e la sensazione sottopelle che ebbi quando, il giorno dopo, a ritorno da scuola, aprii la porta di casa.
Era come se mi avessero piazzato una stanza infinita dentro lo studio dov'era il computer, qualcosa tipo la Stanza dello Spirito e del Tempo: avevo veramente quella sensazione che la mia casa non finisse a ridosso del muro ma che finalmente lo avessimo sfondato e da lì potevamo scrutare tutto il mondo e fu davvero entusiasmante.
Sarò una pazza visionaria ma Internet è proprio un miracolo.

venerdì 4 gennaio 2013

Perché non bisogna mai fare una pausa dallo studio.

Perché sono andata di là dai miei e ho chiesto che film stessero guardando.
Mio padre ha risposto "Un film vecchio brutto"
Mi giro e c'era Johnny Depp coi capelli biondi a promettere il meglio del meglio ad una bambina triste.
Blow.
Un film vecchio e brutto era Blow.
(Prima delusione)

Bene, poi perché mi sono messa a vedere la scena finale di Blow, il tradimento proprio dopo l'ultima partita, l'FBI, mille pensieri, la bambina delusa, il padre di George che sta per morire e George che non può far altro che incidere per lui il messaggio nel registratore, i miei occhi che s'offuscano, duemila pensieri. umore sotto terra.
(Seconda delusione)

Poi perché mio padre dice che assomiglio a Penélope Cruz.
(Terza delusione)

Infine, perché non ho potuto fare altro che lasciare George con la figlia cresciuta bella e smilza a passeggiare in galera per tornare in camera e scacciare come fossero un po' di fumo negli occhi tutti i pensieri che avevo, il tutto per ricominciare a studiare.
(Quarta delusione)



Già lo studio fa male. Figuriamoci le pause dallo studio.

mercoledì 2 gennaio 2013

Qualcosa si muove anche qui.


Dovrei studiare in questo momento ma mio padre sta strimpellando un vasto e movimentato repertorio di successi nazionali e internazionali con tanto di interpretazione canora a pochi metri da me.
Questo mi ha obbligato a scegliere una playlist su YouTube e ad isolarmi, sonoramente parlando, dal mondo esterno con le cuffione giganti che mi fanno assomigliare a Briatore durante le gare di Formula 1.
Essendo che devo comunque studiare ho scelto una playlist a caso di Yiruma e mi sono rimessa a leggere la Repubblica di Platone.
Ad un certo punto qualcosa ha catturato la mia attenzione nonostante fossi piuttosto concentrata sul problema della politica e il concetto della giustizia.
E' stata la musica, sicuro, ma come un petardo m'è balenato in testa che all'amore non si rinuncia mai.
Sto studiando che il sofista Trasimaco considerava la giustizia come l'utile di chi governa e mi viene in mente che non si deve mai rinunciare all'amore.
Per caso sono andata a vedere il titolo della canzone a cui nel frattempo ero arrivata.
Che è Destiny of Love.
Che non so se è un caso assurdo o se un senso, invece magari ce l'ha. 

Mi è venuto l'impulso irrefrenabile di scrivere e non lo sentivo da anni.
E' stato veramente tipo un petardo che scoppia il silenzio.
Non sai bene che tipo di cose ti verranno fuori o quante idee cambierai dal momento che lo senti al momento che inizi a scrivere sulla tastiera, ma la cosa importante è che finalmente qualcosa si sta smuovendo.

Dovesse mai essere un buon anno, chissà.
Torno a studiare, buon ascolto.