venerdì 30 novembre 2012

- Così incominciò il tramonto di Zarathustra.

Diciamo pure che sarò bizzarra e spropositata nello scrivere questo post.

Zarathustra decide di scendere dalla montagna dopo un decennio vissuto da eremita.
Prova una certa nostalgia per gli uomini: è anche vero che Zarathustra, che è un profeta, scende nella città per predicare tra le folle.
Diciamo pure che vuole svegliare la moltitudine, anche se alla fine s'accontenta di ricercare le anime affini.
Vuol far loro capire che Dio è morto, che noi l'abbiam'ammazzato e blabla fino all'avvento dell'Oltreuomo.

Il punto è che Zarathustra, un giorno, capisce che era ora di smetterla di isolarsi coi suoi bellissimi pensieri e torna tra la gente.

Quando ho scritto il primo post, qualcuno ha commentato che era ora, che tornassi, dopo anni.

Mi sento un po' Zarathustra, che un giorno, si levò all'aurora e capì che il suo cuore s'era trasformato.
Che era ora di scendere nel profondo: come fai tu (opulento astro) la sera quando tramonti dietro il mare e porti luce agli inferi.
L'unica differenza è che io non tramonto per predicare, per profondere e distribuire saggezze.
Io tramonto, torno giù tra gli uomini insieme al caos che mi porto dentro, per provare, magari un giorno lontano, a partorire una stella danzante.

Comunque sto tornando giù, che magari Zarathustra passa di qui un giorno di questi.

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