mercoledì 23 gennaio 2013

Giri immensi e poi ritornano.

Questo blog è nato perché ad un certo punto dell'ultimo autunno ho scoperto di essere ancora viva.
Ne avevo avuto l'impressione ad aprile, quando lessi le prime pagine di "Così parlò Zarathustra" e sentii, complice una supplente piuttosto fantastica, un certo brusio sotto lo sterno, come se le radici millenarie immobili di una pianta maestosa si stessero, piano piano, risvegliando.
A quella professoressa ho detto grazie, perché avevo capito di non essere davvero tutta secca.

Ogni post di questo blog rappresenta un movimento impercettibile delle mie radici, che sono le stesse radici che si scatenavano quando avevo quindici anni e scrivevo i pezzi più belli della mia vita.
In quel periodo ero un'accanita abbonata e lettrice del settimanale Vanity Fair, in cui scriveva il da me fin troppo amato Gabriele Romagnoli. Ogni sua frase mi evocava dentro quel desiderio irrefrenabile di mettermi al computer e raccontare, anzi raccontarmi, agli altri: le radici si scatenavano e pubblicavo riflessioni filosofiche sui perché della vita e sull'importanza di dire sempre grazie.

Un giorno di due anni fa Gabriele scrisse il suo ultimo articolo per Vanity Fair, perché stava per diventare direttore del mensile GQ Italia. Siccome l'armadio in cui tuttora conservo meticolosamente tutte le copie del giornale era quasi pieno, siccome oramai non riuscivo più a finirne una che subito arrivava a casa quella successiva, e siccome il mio abbonamento stava per concludersi, decisi, soffrendo - solo chi legge Vanity Fair mi può capire - di non rinnovarlo più, ché tanto ormai Romagnoli se n'era andato e tutto avrebbe avuto meno senso.

Questo succedeva contemporaneamente al letargo della mia mente e della mia ispirazione, da cui mi risveglio solo ora. Due anni, passati tra i miei ultimi sforzi da liceale, da minorenne, da adolescente.
Poi, ad un certo punto dell'ultimo autunno ho scoperto di essere ancora viva.

L'ho scoperto quando ho iniziato ad essere risucchiata da YouTube e dalle persone che ho trovato lì dentro. Ho sentito il bisogno di parlarne, di coinvolgere chi come me fino a prima non aveva capito.
Così ho iniziato a collaborare con WhipArt.it e ho proposto Passione YouTube, su cui riverso la mia creatività razionale, o la mia razionalità creativa, che si voglia dire.
Ma mi serviva un posto su cui annotare il mio stato d'animo in continua evoluzione, per niente razionale, e questo è il posto giusto.
Sufficientemente intimo e sufficientemente pubblico.

Giovedì ho passato sette ore al Pronto Soccorso e ho comprato GQ per distrarmi.
Pagina 19, l'editoriale del direttore responsabile Gabriele Romagnoli.
Quanto mi mancava.
Quello che lui fa nei suoi articoli è tirare fuori la lezione di vita da ciò che vede e che vive tutti i giorni, riesce a farti conoscere la parte più nascosta di te spiegandoti che nell'estremo est ci sono agenzie che organizzano i tuoi - finti - funerali e ti infilano - davvero - dentro una bara, oppure ti parla dei suoi gatti e di come hanno scandito ogni tappa della sua vita, ignorando tutto il suo destino.
Una volta scrisse che, non so chi e non so quando, comunque qualcuno sopra di lui, aveva fatto notare che le uniche due cose di cui Gabriele scrivesse, fossero l'Amore e la Morte.
Stavolta, pagina 19, ha scritto che gli uomini credono nella sola religione della sopravvivenza; che vanno oltre gli amori e oltre le guerre (amore e morte), che cambiano le rotte della propria vita, le affrontano con passo diverso e credendo in cose diverse, ma, dopo tutto e tutti, essi restano sempre gli stessi esseri soli che sono sempre stati.
Le mie radici hanno gioito.

Bentornato, Gabriele.
Domani spedisco l'abbonamento.

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